Viaggio al termine della scuola

Sino ad alcuni anni fa la scuola primaria era un’eccellenza italiana riconosciuta internazionalmente.

Riprendendo il titolo, si potrebbe pensare di assistere, vista la rilevanza e la relativa decadenza della scuola primaria, alla notte della scuola italiana. 

In parte è così, ma non tutto è perduto, anzi.

Certo è che, se le regole con le quali si gioca fossero pensate in modo più condiviso, così come se i finanziamenti risultassero finalmente adeguati, tutto questo aiuterebbe, e di molto, la scuola a rimettersi in piedi ed a marciare verso orizzonti nuovi.

Vi sono comunque esperienze positive che stanno nascendo a macchia di leopardo un po’ in tutta Italia.

Lì dove vi sono progetti coraggiosi ed intraprendenti si stanno realizzando cambiamenti rilevanti.

Cambiamenti che non attendono il visto di questa o quella riforma, ma vivono anzi di luce propria.

Vi è la consapevolezza che il cambiamento, oltre ad essere un’opportunità, è divenuto oramai un esercizio che da risposte importanti già nel breve periodo.

Illuminante la testimonianza portata da Lizanne Foster, un’insegnante canadese che sta facendo discutere per le sue lettere ed articoli, scritti direttamente agli studenti di tutto il mondo, italiani in particolare.

Molto interessanti anche i percorsi che stanno intraprendendo realtà come l’Indire od il progetto Senza Zaino nato in Toscana, dove si teorizzano le classi rovesciate come nuovo modello di apprendimento.

In ultimo, non si può non porre l’attenzione su un altro fenomeno che affligge la scuola italiana: la dispersione scolastica.

Una “malattia” che ci vede ai primi posti nell’Unione Europea con una media intorno al 15%.

Anche qui però, dove la scuola innova e si reinventa fioriscono progetti all’avanguardia che non solo riescono ad intercettare il disagio, ma hanno anche la capacità di gestirlo, sprigionando energie positive prima nella scuola e successivamente nella società, recuperando tanti ragazzi altrimenti destinati ad un futuro incerto.   

In fondo, una notte lunga, termina pur sempre in un’alba.

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